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Il fiume più lungo del mondo ha dato origine e sostentamento ad antiche civiltà, è stato culla della nostra cultura. Oggi le analisi rilevano tracce di metalli pesanti e agenti petroliferi. E questo è un grande problema per i sette paesi africani che attraversa

Ha dato origine a un’intera civiltà permettendone lo sviluppo e la prosperità.
Ma oggi anche il Nilo – il fiume più lungo del mondo, con una storia terrena che è stata datata a più di 31 milioni di anni fa – è malato e trasporta nelle sue acque veleni sempre più insidiosi: le analisi rivelano ricorrenti tracce di amianto, piombo, arsenico, mercurio, cadmio, zolfo e altri derivati petrolchimici. E perfino elementi radioattivi: uranio, iodio, cesio. Se si pensa quanto il Nilo sia ancora oggi essenziale per la gente (il 70% della popolazione egiziana si è insediata lungo le sponde del fiume), il problema dell’inquinamento qui assume dimensioni davvero preoccupanti.

Il Nilo attraversa in tutto sette paesi africani. Tutti purtroppo contribuiscono ad alimentare una mole di rifiuti che in buona parte finisce in questo leggendario corso d’acqua. Da poco tempo sono stati approntati piani d’intervento per risolvere il problema che però è anche legato ai cambiamenti climatici. Periodi di siccità si alternano a piogge abbondanti e influiscono sulla forma e sulle dimensioni del fiume. Che chiede aiuto.

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