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Yangtze

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Il suo nome (in cinese Yangtze) deriva dalla proverbiale (un tempo) limpidezza delle sue acque. E in alcuni punti del percorso l’Unesco ha certificato il paesaggio come patrimonio culturale. Oggi però opere idrauliche e rifiuti industriali sono una minaccia

Migliaia di piccole dighe: un rapporto del National Audit Office indica in 24 mila il numero delle opere idrauliche realizzate fino al 2017 lungo tutto il corso cinese dello Yangtze, conosciuto come Fiume Azzurro per la proverbiale (un tempo) limpidezza delle acque.
In pratica, ogni cento metri ormai c’è una diga. Un’alta densità che causa il prosciugamento intermittente di circa 300 fiumi minori. Un fenomeno preoccupante, quello della desertificazione, soprattutto perché unito all’inquinamento delle acque. Il governo centrale ha stanziato 1,3 miliardi di yuan per contrastare il degrado ambientale ma in buona parte sono stati irregolarmente utilizzati per spese amministrative. Alcune parti dello Yangtze sono protette perché riconosciute patrimonio culturale dell’Unesco, ma in altre zone l’inquinamento avanza. Dopo alcune analisi, Greenpeace in un rapporto intitolato “Panni sporchi, il segreto tossico dietro l’industria tessile” ha messo sotto accusa le sostanze cancerogene utilizzate per colorare i capi d’abbigliamento prodotti in Occidente e lavorati in Cina. Sostanze che si disperdono nel fiume.

Questa tappa non è ancora iniziata