In questi ultimi due giorni, come previsto, è stata la marea a decidere per me i chilometri da fare, le traiettorie da tenere, i luoghi dove fermarmi, e tanto più mi avvicino alla foce del Gange tanto più la sua forza diventa dirompente. Impossibile proseguire quando comincia l’alta marea e l’acqua torna a riempire il letto di questo fiume.
A proposito di traiettorie da tenere, ho scoperto che è molto utile seguire gli oggetti galleggianti sul fiume che, ordinati in fila indiana come carovane di cammelli nel Sahara, seguono la traiettoria là dove la corrente è più forte. Quindi, se ad un certo punto sono indeciso se tenere la sponda destra o la sponda sinistra, basta guardarmi attorno ed osservare. In particolare trovo molto affidabile seguire un tipo di pianta che in lingua bengalese si chiama Kochuri Pana, una pianta acquatica altamente invasiva con foglie larghe, spesse e lucide che può crescere fino ad un metro dalla superficie dell’acqua. È stato proprio seguendo una di queste Kochori Pana che oggi mi sono imbattuto nel più grande ammasso di immondizia galleggiante che abbia mai visto sino a questo momento. Tra i suoi fiori, come tentacoli di una piovra, erano intrappolati oggetti di qualunque genere: dalle bottiglie, alle ciabatte fino a pezzi di polistirolo.
Oggi sono anche giunto finalmente a Calcutta, la città dove i poliziotti sono equipaggiati con bombole d’ossigeno e le discariche sorgono direttamente sulle sponde del fiume.
Non è un caso, anzi rende lo smaltimento dell’immondizia una cosa semplice e veloce perchè ogni anno, con l’arrivo dei monsoni, le ondate di acqua portano via tutto facendo spazio per quel che verrà. Mi suonano ancora nelle orecchie le parole del barcaiolo che qualche giorno fa mi disse “Qualcuno più in giù sul fiume se ne occuperà”. Il problema è che ormai non restano altro che poco più di cento chilometri alla foce del fiume e poi, ad occuparsene, sarà l’oceano. In queste acque, sempre più nere e schiumose, c’è però ancora chi per sopravvivere tenta di pescare. Uno di questi indomiti pescatori era a bordo di un’imbarcazione molto simile alla mia.
Raggiunto il punto di attracco della giornata di oggi, ho avuto la visita inaspettata di un signore che da qualche giorno incontravo sul fiume. Viaggia su una piccola barchetta, trasportando una piattaforma di canne di bambù intrecciate tra di loro grande come un campo da tennis. Oggi è arrivato a destinazione, domani tornerà nel suo villaggio, centocinquanta chilometri più su e si preparerà per fare un nuovo viaggio la prossima settimana. Avevamo preso l’abitudine di salutarci da lontano e ogni tanto siamo stati, l’uno per l’altro, l’unica traccia di presenza umana sul fiume. Non è così che nascono le amicizie? Condividendo un tratto di strada assieme.