Stasera sono a Gazipur e dopo Varanasi, é la città più grande che ho incontrato sul mio passaggio. É una cartolina dell’India:
persone che mangiano, persone che lavano, persone che dormono. Persone sui risciò, persone che discutono, che urlando. Persone che ficcano le mani nei finestrini dei taxi, chiedendo dei soldi. Persone che fanno pipì, persone aggrappate ai bus, persone con animali, persone, persone, persone ovunque.
Non sono mie parole, ma quelle dell’autore del libro The population bomb che mi sono venute in mente raggiungendo Gazipur.
Qui avevo programmato di incontrare Ankor, un volontario che lavora con Imsong per la stessa ONG, e ho voluto chiedere quale sia, a suo parere, il futuro del Gange e delle persone che dipendono da esso. Per rispondere a questa domanda mi ha portato su un ghat (le gradinate che scendono sulla riva del fiume e che in qualche modo sono la cartina al tornasole della qualità di vita del luogo). Un ghat pulito é spesso associato a persone che si prendono cura degli spazi pubblici, un ghat sporco o maltenuto e’ spesso l’espressione di un luogo lasciato andare all’abbandono. A suo parere, l’unico modo per salvare il Gange é quello di connettere emotivamente le persone al luogo fisico in cui vivono. É per tale ragione che nel 2015, dopo aver ripulito il ghat con un gruppo di volontari, ha fatto in modo che le scuole di Gazipur portassero gli studenti a fare lezione su quei gradini. “Così, da adulti, se lo ricorderanno e ne avranno cura.” Insomma, se lo frequenti lo rispetti!
Un altro progetto che é appena partito, di cui ne va molto fiero é quello che vede impegnato un gruppo di donne nella produzione di assorbenti biodegradabili. Non solo questo progetto contribuisce a migliorare la condizione igienica di tante donne che altrimenti userebbero stracci e favorisce il dialogo tra donne, ma introduce nella vita quotidiana il concetto di prodotto che non danneggia l’ambiente.
Il viaggio é cominciato da solo una settimana eppure mi sembra di aver già viaggiato per migliaia di chilometri tanti sono stati gli incontri, ma sono contento che la mia missione sia da tutti accolta positivamente e prima che agli altri, sta servendo a me per comprendere la relazione così intricata tra Gange, fede, persone e luoghi.