Fiume Hooghly, nello stato del Bengala occidentale. Ventesimo giorno di navigazione. Sono sempre sul fiume Gange, ma non si chiama più Gange, ma appunto Hooghly, uno dei due rami del fiume sacro che raggiungono l’enorme delta nella baia del Bengala. Nel 1975, gli Inglesi costruirono la diga di Farakka, poco più a nord, allo scopo distribuire le acque del Gange in maniera controllata nelle due diramazioni: quella dell’Hoogly che raggiunge Calcutta, e quella che prosegue con il nome di Patma che sconfina in Bangladesh. Anticamente, tuttavia, l’Hoogly era considerato il percorso originale del Gange.
Oggi è stata una giornata meravigliosa, cominciata molto presto per riparare l’albero della zattera rotto qualche giorno fa. Ormai non conto più quante volte l’ho già riparato, ma ciò che mi piace è che ogni volta che lo riparo diventa più forte e resistente. Il mio dispiacere più grande è quello di non essere stato ancora in grado di usarlo quanto desiderassi, infatti se devo osare una percentuale direi che la vela l’ho usata per il 5%, la corrente del fiume l’ho sfruttata per il 15% e per il restante 80% ho usato i remi. Ma chissà che da qui in avanti le percentuali non cambino a favore almeno della corrente. Questo tratto di fiume infatti è molto più stretto rispetto al gigantesco letto del Gange ed è anche più divertente, perché ha una corrente a favore molto forte e tra deviazioni, anse, curve e controcurve non ci si può annoiare. Il fiume resta sempre altamente inquinato. Sarà forse per la ricca vegetazione presente sui bordi che, come se avesse dei tentacoli, trattiene più oggetti e immondizia, ma questo è’ il peggior tratto di fiume che ho visto negli ultimi dieci giorni.
Mentre io navigavo speditamente, Mauro ha fatto un incontro importante che forse potrebbe confermare questa mia sensazione. Come da sua abitudine è riuscito a scambiare due chiacchiere con alcune persone di un villaggio, molte delle quali colpite da una strana forma di irritazione sulla pelle. Mauro, in particolare, è stato colpito dalla storia di quest’uomo (in foto) che a causa di alcuni tagli procuratosi nei campi ora ha un’infezione molto estesa. Benché non si possa parlare di un effetto diretto del contatto con le acque del Gange, il dottore che ha visitato gli abitanti del villaggio ha espressamente chiesto loro di evitare di entrare in contatto con il fiume, per loro un grande prezzo da pagare.