Dopo tre giorni di navigazione sto entrando in una zona dell’Uttar Pradesh meno popolata e dove i villaggi sono ancora costruiti con paglia e mattoni. Qui, tra Varanasi e Ghazipur, abbiamo potuto notare la complessità della questione inquinamento, che come sempre è sintomo di qualche cosa d’altro.
Per migliaia di anni il Gange ha purificato lo spirito del popolo indiano e per altrettanto tempo si é fatto carico anche di ripulire gli abitanti dai rifiuti. Quello che sto cominciando a comprendere è che il Gange non è inquinato per disinteresse o disattenzione, lo chiamano Ganga ij -dove ij è un segno di rispetto – ma per una totale mancanza di comprensione delle possibili conseguenze delle proprie azioni.
Nei due giorni passati a costruire la zattera, alle due arrivava sempre un signore che offriva a tutti del tè, alle volte in contenitori di cartone altre volte di terracotta e quando si finiva di bere, il contenitore veniva buttato a terra. Ho osservato attentamente quelle azioni, ripetute con automatismo, ma mai ho notato l’espressione di chi dice “qualcuno se ne occuperà”. Sui loro visi non c’era proprio niente, non il più piccolo segno di comprensione della connessione causa-effetto di quell’azione.
In più, oggi, raggiungendo il villaggio di Saidpur, ho potuto notare come la parte più sporca del fiume non è il fiume stesso, ma sono le sponde. É come se il Gange fosse arrivato ad un punto in cui, non potendo contare sull’aiuto delle persone, ha deciso di difendersi da solo cercando di contenere il problema come può. Mi rendo conto che soprattutto in queste zone rurali le persone sono impegnate in sfide molto più urgenti di quella della consapevolezza ambientale eppure non posso che guardare con un sorriso rassegnato i bidoni della spazzatura vuoti circondati di spazzatura, voluti da Narendra Modi, l’attuale Primo ministro dell’India, assieme alle fontanelle di acqua potabile, che un uomo mi ha mostrato con tanto entusiasmo.
Pensare che l’India è una delle quattro nazioni con armamenti nucleari, ha un satellite che gravita attorno a Marte e ha le menti più brillanti nei campi della scienza e dell’ingegneria, eppure cammini per Saidpur e capisci che tutto questo non basta a far comprendere l’utilità del rifiuto gettato nel cestino.
Cosa bisogna fare allora per salvare il Gange e i 500 milioni di abitanti che dipendono da esso?
Domani incontro una ONG e spero mi possa aiutare a comprendere.