Che fatica, ragazzi. Non mi ricordavo che fosse tanto impegnativo.
Non riesco quasi a credere di essere riuscito a sopravvivere a 300 giorni in queste condizioni. E’ vero, 10 anni fa ero un giovanotto, ma non imputerei la fatica alla vecchiaia, almeno me lo spero.
I problemi di oggi erano dovuti al mare un po’ mosso che ogni tre remate mi costringeva a fermarmi e ripartire. Ecco, per quelli di voi che sono corridori, immaginatevi 10 ore di ripetute!
In queste condizioni non sono stato molto attento a ciò che mi circondava, ma in uno dei pochi momenti in cui ho potuto alzare la testa ho notato un grosso blocco di polistirolo.
La particolarità del polistirolo è che è molto più evidente l’azione di foto-degradazione rispetto alle altre plastiche. Il polistirolo si rompe in pezzi sempre più piccoli fino a tornare alle dimensioni dei polimeri che la compongo.
C’è chi dice che negli oceani vivano delle colonie di organismi in grado di cibarsene, ma questo non risolve il problema perché il polistirene (il polimero dello stirene, da cui è prodotto il polistirolo) è la qualità di plastica più abbondante in natura soprattutto per la sua abilità a frammentarsi.
Riciclarlo è praticamente impossibile perché è di basso valore e spesso è contaminato da residui di cibo. Infatti è l’oggetto più frequente nei picnic estivi.
Ecco, finisco qui la lezione sul polistirolo, adesso vado a letto sperando di riuscire a prendere sonno. Grazie del grande supporto.