Montagne, foreste, fiumi e bestiame sono visti come elementi sacri in diverse culture in tutto il mondo. Tuttavia, il Gange è unico in quanto è stato visto come un fiume sacro per 5.000 anni. E’ visto come la manifestazione fisica di una divinità che non solo garantisce la salvezza, ma è capace di purificarsi da tutte le contaminazioni scaricate nelle sue acque.
Paradossalmente, però, la qualità dell’acqua del Gange, o mama ganga come noi indiani lo chiamano, si è deteriorata a livelli pericolosi a causa dell’esplosione demografica e di una gestione inadeguata della crescita industriale. Inoltre, quando le feste religiose come il Kumbh Mela, il più grande raduno religioso del mondo durante il quale 100 milioni di persone tra holy men, devoti e persino stranieri si riuniscono per fare il bagno nelle sue acque, la contaminazione è inevitabile.
Durate il viaggio con Alex ho provato a riflettere su questa paradossale condizione del Gange e mi sono chiesto come può essere che uno dei fiumi più sacri del mondo è anche uno dei più inquinati?
Mi verrebbe da pensare che poiché gli oggetti sacri sono considerati degni di protezione, considerare la natura come sacra dovrebbe produrre conseguenze positive per la protezione ambientale, ma un’ipotesi alternativa è che considerare una risorsa naturale come sacra può evocare sensazioni di purezza, progetto da inquinanti e altri fattori di rischio e ciò può ridurre la percezione del rischio ambientale.
Il Gange fornisce acqua al 40% della popolazione indiana e svolge un ruolo fondamentale nell’irrigazione delle colture. Tuttavia, in alcuni tratti la quantità di batteri coliformi fecali è fino a 20 volte superiore al livello massimo consentito per la balneazione.
Anche se le credenze religiose hanno portato a una minore percezione del rischio, dobbiamo tutti aumentare l’impegno nel comportamento di conservazione e assicurarci che la nostra dea protettrice sia rispettata, perchè solo a quel punto ci darà il dono della sua continua protezione.